«Ho passato 9 mesi in carcere e 10 anni sulla graticola di Tangentopoli. Ma ero innocente»

La vicenda giudiziaria di Leopoldo Palomba, ex assessore comunale in una cittadina campana, finito senza colpa in una maxi inchiesta ai tempi di Mani Pulite. Assolto con formula piena e risarcito per ingiusta detenzione.

SCHEDA

Leopoldo Palomba

Scafati (Salerno)
  • Anno
  • 2004
  • Reato
  • Associazione per delinquere di stampo mafioso
  • Avvocato
  • Guglielmo Scarlato, Antonio Pentone
  • Giorni di detenzione in carcere
  • 270 (carcere)
  • Errore
  • Indagini
  • Risarcimento
  • 21.224,70 euro
Leopoldo Palomba errori giudiziari
L’ex assessore di Scafati Leopoldo Palomba.

È il 1993. Siamo in piena Tangentopoli, lo scandalo scoppiato appena un anno prima destinato a sconvolgere gli assetti politico-istituzionali del nostro Paese. Da Milano, dov’è scoccata la scintilla iniziale, l’effetto Mani Pulite si diffonde rapidamente in tutta Italia. Fioccano le inchieste giudiziarie, gli avvisi di garanzia, gli arresti, le perquisizioni. E inevitabilmente, nelle maglie delle procure finiscono anche tanti innocenti. È il caso di Leopoldo Palomba, assessore nella giunta di una cittadina come Scafati (Salerno), vittima di un arresto ingiusto, di un’altrettanto ingiusta detenzione, di un procedimento penale per un reato mai commesso. Uno dei tanti errori giudiziari, politici e non solo, ricollegabili a Tangentopoli.

Questa che pubblichiamo di seguito è la sua vicenda giudiziaria e personale, ricostruita in prima persona attraverso suo figlio Sebastiano, che ha voluto fortemente diffonderla tramite questo sito e la nostra associazione.

«Anno 1993, il Ministro degli Interni decide lo scioglimento del Consiglio comunale di Scafati con l’accusa d’infiltrazione camorristica. Io, Leopoldo Palomba, al tempo assessore con delega all’urbanistica e all’edilizia, ritenendo ingiusto il provvedimento sopra citato, decido, senza aver l’appoggio di alcun altro consigliere, di avviare il ricorso nei confronti della Presidenza della Repubblica, del Ministero degli Interni e della Prefettura di Salerno.

Veloci passano gli anni in cui il comune scafatese viene commissariato e nel 1997 con mio grande stupore, “la Giustizia”, in cui ho sempre riposto tanta fiducia, sconvolge la vita mia e dei miei cari. Infatti il 3 dicembre, lo ricorderò per sempre, vengo costretto a custodia cautelare in carcere insieme con altri tre amministratori del comune, con l’accusa di associazione a delinquere di stampo camorristico, e ciò grazie a dichiarazioni incrociate, raccolte dalla Procura, da parte di persone rei confessi che la legge ha poi promosso a “pentiti”.

Le sensazioni di quella mattina e dei giorni seguenti sono indescrivibili, ti rimangono dentro per sempre e ti lasciano un segno indelebile; è difficile spiegare tutto ciò con parole semplici e normali, perché quella per me, Leopoldo Palomba, e la mia famiglia non è stata e non è una “esperienza” normale; per non parlare poi delle continue ripercussioni fisiche e psicologiche che purtroppo ho subito; sono stati nove mesi di continui voltafaccia, di falsità, d’indifferenza e di cattiveria ma nonostante ciò, di tanto in tanto, si intravedeva uno spiraglio di solidarietà. Solo il ricordo di questi fatti, credetemi, mi fa star male.

In questo lungo processo ho sempre ribadito il mio credo negli organi giudicanti anche se non condivido la lentezza dei processi, mentre ho sempre avuto un pensiero critico verso certi metodi usati da alcune “Procure”; metodi obsoleti che non prevedono, per esempio, un riscontro oggettivo e immediato delle dichiarazioni dei pentiti, indagini processuali spesso mancanti di adeguati e tempestivi approfondimenti, per non parlare a volte di perseguimento accanito di disegni assurdi, folli e perché no “politici”, visto che da allora vanno molto di moda, con conseguente risultato l’arresto di persone innocenti come me e come tanti altri.

In merito a ciò mi sento di affermare che se, nel mio caso, il Gip per l’interrogatorio di garanzia dell’imputato, avesse letto con più attenzione i documenti prodotti dai miei difensori e avesse letto con più riflessione alcune dichiarazioni che coinvolgevano Leopoldo Palomba, probabilmente non sarei stato arrestato o al massimo liberato all’udienza preliminare.

Invece ho trascorso nove mesi di custodia cautelare in carcere, nel reparto speciale del 416 bis, dove peraltro ho trovato tanta umanità e rispetto che a volte sono introvabili nella società civile.

Finalmente il 21 maggio 2003, dopo ben dieci anni, il giorno della “Rinascita”. Il Tribunale di Nocera in nome del popolo italiano assolve con formula piena Leopoldo Palomba per non aver commesso il fatto.

Bene, alla fine tanti dubbi e poche certezze! Chi ridarà la giusta immagine sociale a me e ai miei figli? Chi ci ridarà quella dignità che tanto ci caratterizzava? Chi pagherà i danni economici, i danni fisici e soprattutto quelli morali?

La risposta è forse nessuno. Saranno quelle poche certezze, sarà la tenacia dei miei ragazzi, sarà il coraggio di mia moglie e il mio carattere forte e combattivo a ridarci ciò che c’è stato ingiustamente negato. Infine questa sentenza mi da l’occasione per dire alla gente di Scafati che nonostante il doloroso trascorso, ritengo di essere rimasta la persona di un tempo, conosciuta per la sua disponibilità umana soprattutto nei confronti di quelle persone che non hanno “Santi in Paradiso”; conosciuta per le sue esperienze sociali nella cultura e nello sport; conosciuta per la sua praticità e concretezza contro qualsiasi eccesso di burocrazia che certo non giova alla gente semplice; caratteristiche che sento ancora oggi, da semplice cittadino, di offrire a chi ne abbia bisogno.

Il mio pensiero finale va a quanti hanno creduto in me sin dall’inizio, rivolgendo loro il mio più sentito grazie».

Il 30 settembre 2004, la Corte d’appello di Salerno ha accolto l’istanza di riparazione per ingiusta detenzione presentata dai legali di Leopoldo Palomba, disponendo nei confronti dell’ex assessore di Scafati la liquidazione di un indennizzo di 21.224,70 euro.

Leopoldo Palomba è venuto a mancare nel 2018.

 

(Ultimo aggiornamento: 7 aprile 2021)

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