«Voglio 10 milioni da chi mi ha fatto arrestare da innocente»

Accusato di riciclaggio sulla base di prove inesistenti, costretto a passare 22 giorni in carcere senza colpa. Ora non ha alcuna intenzione di fermarsi all’indennizzo per ingiusta detenzione: «Investigatori e magistrati devono pagare».

SCHEDA

Massimiliano D'Errico

Napoli (Napoli)
  • Anno
  • 2017
  • Reato
  • Riciclaggio
  • Giorni di detenzione in carcere
  • 22 (carcere)
  • Errore
  • Indagini
  • Risarcimento
  • Richiesto
Massimiliano D'Errico
Massimiliano D’Errico.

È stato arrestato nel 2015 nell’ambito della prima inchiesta Cpl Concordia, sulla metanizzazione a Ischia, da cui poi è scaturita tutta la vicenda Consip. Additato come un corruttore, un sicuro colpevole, un tangentista, uno spericolato imprenditore capace di tutto pur di portare acqua alle proprie aziende. E invece Massimiliano D’Errico, oggi 40 anni, originario di Capua (Caserta) non c’entrava nulla. Ha passato 22 giorni in carcere da innocente, vittima di ingiusta detenzione. E la sua posizione è stata archiviata nel 2017. Ora, oltre ad aver presentato attraverso i suoi legali un’istanza di riparazione per ingiusta detenzione, D’Errico ha deciso di andare oltre e citare in giudizio i giudici da cui si ritiene danneggiato. Chiede 10 milioni di euro a titolo di risarcimento danni: 3 all’Arma dei carabinieri, 7 ai magistrati che lo indagarono (Henry John Woodcock, Celeste Carrano, Giuseppina Loreto e Alfonso D’Avino, e al gip che lo arrestò, Amelia Primavera).

Di seguito, ampi stralci dell’intervista a Massimiliano D’Errico realizzata dal quotidiano Il Gazzettino sulla vicenda che l’ha visto protagonista.

 

Signor D’Errico, di cosa fu accusato?
«Riciclaggio aggravato dall’internazionalizzazione a favore del faccendiere Francesco Simone. Nell’informativa del Noe cui i pm facevano riferimento si parlava di un trasferimento di soldi che dovevano essere usati per pagare tangenti ai vertici politici del Pd, dei carabinieri e della guardia di finanza. A detta degli ufficiali del Noe che redassero l’informativa una delle mie società fu utilizzata tramite la Cpl tunisina per riciclare il denaro da destinare al pagamento delle tangenti».

Secondo l’informativa del Noe, Lei ripagò Simone con un contratto di consulenza fittizio per giustificare il trasferimento di denaro dai conti correnti e lui in cambio mise a sua disposizione la rete dei contatti. Cosa si disse con Simone in quel frangente?
«Parlavamo di altre cose, come il Riesame ha riconosciuto e il gip che ha archiviato ha sottoscritto: non c’erano i presupposti per avviare un processo perché non esisteva alcuna prova, né uno straccio di riferimento alla banca o al conto corrente e neanche la data di partenza o arrivo del bonifico».

Come ha vissuto quelle tre settimane a Poggioreale?
«Leggendo i documenti per comprendere di cosa mi si accusava. Ero in cella con altre persone tra le quali il sindaco di Ischia Giosy Ferrandino. In quei giorni ho pensato che volevano usarmi per farmi dire dei nomi, ma io non sapevo nulla di ciò che mi veniva chiesto».

Giuseppe Gulotta di recente ha ottenuto 6 milioni per 22 anni di ingiusta detenzione per la strage della Casermetta di Alcamo Marino, nella quale furono assassinati due carabinieri, lei ne chiede dieci per 22 giorni, non le sembrano troppi?
«La mia richiesta non riguarda l’ingiusta detenzione che verrà calcolata credo nella misura dei 100mila euro, ma i danni che l’impatto di ciò che mi è successo ha avuto sulle mie aziende. Lavoro con la pubblica amministrazioni nel campo delle forniture alimentari e questa vicenda ci ha tenuti bloccati per più di un anno».

E ora c’è un’udienza fissata a Roma sulla base della legge sulla responsabilità civile dei magistrati.
«Lo ha disposto il giudice Claudio Patruno. La prima udienza a Roma dinanzi alla II sezione civile è fissata per il mese di febbraio del 2018, ma questo non è un risultato che si consegue facilmente. Sono procedimenti molto costosi, non tutti possono sostenere spese del genere e molti casi di questo tipo restano impuniti. È una vergogna».

 

(fonte: Il Gazzettino)

Ultimo aggiornamento: 20 aprile 2017

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