Pannella: "Dai tempi di Tortora le cose sono cambiate. In peggio"

Marco Pannella

Dai tempi di Tortora la situazione è cambiata in peggio: parola di Marco Pannella, che, in occasione della presentazione del film «Tortora. Una ferita italiana» di Ambrogio Crespi, parla della «flagranza criminale» della Giustizia italiana. E Pannella per «aiutare il potere a rispettare la propria legalità», ha iniziato ieri lo sciopero della fame e della sete.

 

Marco Pannella, quanto è importante che il pubblico veda «Tortora. Una ferita italiana»?

«In questo momento ancora non sarebbe, in realtà, molto importante. Perché siamo oggi un Paese nel quale il dominio del ceto antropologicamente dirigente ha continuato a mandare in putrefazione il tessuto democratico; nonostante la scossa del caso Tortora. Oggi stiamo vivendo i riflessi dell’abolizione delle strutture del funzionamento democratico del Paese. Nonostante quello che, allora, ci riuscì di fare, grazie ad Enzo, accadono oggi quotidianamente proprio quelle stesse cose che accaddero ad Enzo. Quello che si è imparato è che tutti, ma proprio tutti, possono partecipare ai dibattiti, pubblici, che avvengono quotidianamente, tranne i radicali. Tranne un’intervista che mi fece a Parigi Biagi, che non fu mai a favore di Tortora, da allora è continuato tutto come prima: dal debito pubblico a tutto il resto. È quello che da 35 anni chiamo la “Peste italiana”».

 

Cosa può capire, oggi, un giovane della vicenda Tortora?

«I giovani inconsapevolmente stanno vivendo in quello Stato che segnò la vita di Tortora. Quel regime ha finito per vincere, nonostante la vicenda di Enzo, e ha vinto per trent’anni, in modo incontestato e assoluto. Enzo Tortora diceva che era liberale perché aveva studiato. Ed era radicale perché aveva capito. Oggi noi viviamo in flagranza di reato del diritto positivo teorico. Siamo nelle condizioni dei tedeschi nella prima metà degli anni Trenta. Il ragazzo di oggi vive queste condizioni, dalla parte di coloro che vinsero, anche se, poi avemmo l’assoluzione finale. Rispetto ad oggi le carceri di Tortora erano carceri di lusso, le carceri di oggi sono peggiori di quelle fasciste, nelle quali, negli anni Trenta, furono inaugurati dei luoghi di lavoro, di sanità, di artigianato e di studio. Il processo di Napoli a Tortora fu celebrato in una sala che sarebbe dovuta essere destinata a delle attività di lavoro e che non lo era più, e per questo protestammo».

 

Come è la posizione dell’Italia rispetto al resto del mondo?

«Non solo l’Italia è come la Germania degli anni ’30. La realtà è che 180 paesi dell’Onu sono retti da regimi nei quali vige la rivincita della ragion di Stato. I luoghi che hanno resistito al nazismo e al fascismo rossi sono, e sono storicamente, Londra e Washington».

 

Qual è la prima delle emergenze, in Italia?

«Quella per la quale sono, dalla mezzanotte di ieri, di nuovo in sciopero della fame e della sete: l’obiettivo obbligatorio è l’uscita dell’Italia dalla flagranza criminale dei peggiori reati, dei quali è consapevole. Gli strumenti, l’amnistia o l’indulto, possono essere scelti, ma la verità è che su questo, nonostante gli appelli, non c’è mai stato alcun dibattito».

 

(fonte: Antonio Angeli, il Tempo, 13 novembre 2013)