David Ranta in carcere innocente

Per 22 anni in una galera Usa per un omicidio mai commesso

“Sono sopraffatto. Mi sento come se fossi sott’acqua, come se stessi nuotando”. Dopo 22 anni di ingiusta detenzione ci si aspetterebbe da chi era stato giudicato un assassino, e oggi, da innocente, torna a essere una persona libera, perlomeno un urlo liberatorio. Un grido. E invece David Ranta, 58 anni – mentre il giudice davanti a lui diceva «signore, è libero di andarsene» – ha semplicemente sorriso. “Ve l’avevo detto fin dall’inizio che non ero stato io”, ha detto ai giornalisti, mentre una guardia gli toglieva le manette. Poi, ha abbracciato i suoi familiari. Insieme hanno pianto lacrime di gioia, mentre il pubblico, dietro di loro, applaudiva. C’era anche sua figlia, che aveva solo due anni quando il padre fu arrestato e oggi è incinta, mentre non erano presenti i suoi genitori, morti entrambi mentre era in galera, per un crimine che non aveva commesso. “Dire che mi dispiace per ciò che lei ha sopportato sarebbe un eufemismo», ha detto il giudice Cyrulnik, anche lei in lacrime «ma lo dico lo stesso”.

RABBINO ASSASSINATO – Riuscire a immaginare come David Ranta sia sopravvissuto per tutti questi anni in carcere è quasi impossibile. Aveva 36 anni quando fu accusato dell’omicidio del rabbino hassidico Chaskel Werzberger: qualcuno sparò alla testa del religioso l’8 febbraio 1990 a Brooklyn, a seguito di un tentativo di rapina in una gioielleria di Williamsburg. Morì dopo quattro giorni di agonia. Il caso «del rabbino assassinato» scosse l’opinione pubblica e l’intera comunità ebraica newyorkese: in migliaia presero parte ai funerali della vittima, un sopravvissuto di Auschwitz. L’allora sindaco della città David Dinkins mise addirittura una taglia di 10 mila dollari per riuscire a trovare il “killer del rabbino”. Fu il detective Louis Scarcella, a capo di una squadra di 40 uomini, ad incastrare Ranta, all’epoca un disoccupato con problemi di droga, condannandolo al massimo della pena, 37 anni e mezzo, da scontare in un carcere di massima sicurezza.

IL DETECTIVE – Negli ultimi anni tutte le accuse che portarono all’arresto di David Ranta sono risultate infondate. Le conferme sono arrivate direttamente da chi testimoniò contro di lui. Un uomo in particolare, che nel 1991 aveva sostenuto di avere riconosciuto il killer, ha ritirato le accuse: era stato convinto a mentire dalle forze dell’ordine, ha detto. Oggi Ranta è di nuovo un uomo libero. “Sono entrato in galera che avevo poco più di trent’anni”, ha detto. “Avevo i figli piccoli, mia madre era ancora viva. In questi anni mi hanno tolto la vita”. Poi è uscito a respirare l’aria fresca di Brooklyn. Sulle sue spalle solo un sacco viola, contenente le cose degli ultimi suoi vent’anni di vita in carcere.

(fonte: Federica Seneghini, Corriere della Sera, 22 marzo, 2013)