Un diario, un memoriale, uno “sfogo” di una donna che, a distanza di anni, vede ancora infangato il nome del suo “secondo padre, Nino Buttafuoco”, noto commercialista di Palermo, che nel 1970 rimane invischiato nell’inchiesta sul rapimento di Mauro De Mauro, il giornalista de L’Ora che aveva scoperto “un grande segreto”, forse sul caso Mattei o sul golpe Borghese, rimasto ancora oggi misterioso. Buttafuoco, amico della famiglia De Mauro, per indagini approssimative, passa quasi tre mesi in prigione e poi viene prosciolto per mancanza di indizi.
Il libro, “Mio padre Nino Buttafuoco”, scritto di getto, è “solo prodotto delle mie memorie e della mia vita vissuta con Lui”, afferma l’autrice Giuseppina Palazzo che ha voluto dare la sua versione dei fatti rispetto alle notizie di giornali, ai libri e alle trasmissioni televisive che hanno “influenzato negativamente, anche dopo morto, l’opinione pubblica sulla figura di Nino Buttafuoco”. Palazzo, fa un lavoro certosino, torna indietro con la memoria, rivive quei momenti terribili, e scaccia via tutte le ombre che macchiavano l’immagine di Buttafuoco.