Marco Taradash

“Ecco perché siamo la patria degli errori giudiziari e come potremmo averne meno”

Ristabilire un equilibrio tra difesa e accusa. Separare le carriere dei magistrati creando due Csm distinti. Eliminare l’obbligatorietà dell’azione penale, assicurando più professionalità per i pm. Per arginare il problema degli errori giudiziari bisogna anzitutto riformare profondamente la giustizia. Marco Taradash, giornalista, ex parlamentare e oggi consigliere regionale in Toscana, è la persona più adatta per parlare di innocenti in carcere: per la lunga esperienza con i Radicali e per la sensibilità e la sua conoscenza dell’argomento, cominciata seguendo da cronista il processo a Enzo Tortora.

Marco Taradash
Marco Taradash.

Più di mille innocenti in carcere ogni anno da circa venticinque anni,  quasi 700 milioni di euro spesi in risarcimenti. Perché quello degli errori giudiziari è un tema così sottovalutato?

Il Italia il diritto di difesa non è garantito a sufficienza: la difesa si trova ancora in una condizione di assoluta inferiorità, rispetto all’accusa. Il principio di terzietà del giudice è di fatto inesistente. In un quadro simile, la situazione attuale diventa del tutto ovvia.

I giudici sbagliano, ma anche gli avvocati talvolta ci mettono del proprio: per superficialità, per scarsa competenza o magari anche perché gli indagati o imputati spesso non hanno i soldi per permettersi legali di grido…

Sì, ma quando ciò accade la responsabilità è individuale: colpa dell’avvocato e stop.

Cosa pensa dei periti e dei consulenti tecnici? Quanto influiscono i loro sbagli sugli errori giudiziari?

Altro capitolo molto delicato: quando questi professionisti entrano a far parte di quel particolare sistema di selezione, sono giocoforza costretti a  legarsi a questo o quel magistrato. Perché vuol dire essere chiamati spesso a lavorare, garantisce denaro e visibilità. Difficile, a quel punto, mantenere un senso critico nei confronti dei pm e dei giudici. Quasi impossibile, salvo casi eccezionali, pronunciarsi in senso contrario ai magistrati che si hanno di fronte.

E poi ci sono i giornalisti.

Ormai è chiaro a tutti che i magistrati usino i media per influenzare l’opinione pubblica. Si capisce da piccoli, ma fondamentali aspetti: la scelta di nominare una certa inchiesta o certi ruoli ricoperti da personaggi all’interno di essa con termini evocativi e suggestivi. In questo modo si suscita interesse e il più è fatto.

I giornalisti si lascerebbero usare senza troppi problemi?

Certo, perché i media hanno solo da guadagnarci: vendono più copie, fanno più ascolti. E i giornalisti che si occupano di questi temi fanno carriera molto rapidamente, per meriti non sempre strettamente legati alle capacità, ma per una contiguità con i magistrati che indagano sui casi più eclatanti.

Come se ne esce?

C’è un solo modo per porre riparo a una situazione di questo tipo: la separazione delle carriere dei magistrati, creando due distinti Csm. Diciamola tutta: quando un giudice, per un avanzamento di carriera, è soggetto alla valutazione di un pm, non potrà che essere suddito dell’accusa al momento di giudicare.

Lo considera un obiettivo realistico?

Si può fare, a patto che il Parlamento si liberi dalla tendenza a essere succube dei pm.

In che senso?

Quando un pm è in grado, con una sua inchiesta, di far saltare qualunque leader politico, il Parlamento non è certo nelle condizioni migliori di legiferare su temi come questi. Senza contare tutti quei magistrati che decidono di fare politica, si fanno eleggere, salvo poi rientrare tranquillamente nei ranghi giudiziari: a scapito della credibilità e del prestigio delle singole persone, del ruolo e della magistratura stessa.

Le novità introdotte dal viceministro Enrico Costa sulla responsabilità disciplinare diretta dei magistrati in caso di errori giudiziari funzioneranno?

Le considero piccoli segnali di buona volontà, ma non più di un palliativo. Finché non si eliminerà l’obbligatorietà dell’azione penale, rendendo il magistrato più libero di agire e quindi responsabile delle sue scelte di carattere giudiziario, da questa situazione sarà impossibile uscire.

 

(Valentino Maimone e Benedetto Lattanzi)

Ultimo aggiornamento: 22 novembre 2015