Il carcere romano di Regina Coeli

Storia di Mr. Law, dal divieto di dimora al carcere per errore

Un cittadino britannico ha avuto modo di verificare di persona come la macchina della giustizia italiana sia sempre più spesso al centro di errori. Non necessariamente errori giudiziari in senso stretto, ma malfunzionamenti dovuti a superficialità, burocrazia e cattiva gestione delle risorse. Questa volta un uomo che doveva scontare un semplice divieto di dimora a Roma ha finito invece per scontare dieci giorni in carcere. È la storia di James Law, alle prese con la giustizia italiana.

Ma vediamo cos’è successo. Sabato 1 ottobre 2016 James Peter Bonaw Law, 41 anni, inglese, sta viaggiando su un treno per Milano. Il suo comportamento a bordo è incivile, si stende sui sedili impedendo agli altri passeggeri di sedersi. All’arrivo dei carabinieri, Mr. Law dà in escandescenze. Risultato: viene fermato con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale.

Quarantott’ore dopo, l’inglese viene processato per direttissima. Durante l’udienza riconosce i propri errori, così il giudice convalida l’arresto e dispone la misura cautelare del divieto di dimora a Roma. Subito dopo l’imputato James Law sceglie il patteggiamento: viene quindi condannato dal giudice Marco Genna a otto mesi di reclusione, specificando però che il verdetto non è ancora esecutivo. Questo significa che la misura cautelare del divieto di dimora sarà valida finché la sentenza non diventerà esecutiva.

A questo punto accade l’imprevedibile. Invece di ripartire per l’Inghilterra, James Law viene trasferito nel carcere romano di Regina Coeli. Qui resta fino al 13 ottobre: 10 giorni in carcere senza motivo. L’8 ottobre, quando l’inglese nomina un legale al posto dell’avvocato di ufficio, salta fuori il malinteso: «L’origine dell’errore non è ancora chiara, ma non appena ho sollevato il problema con la cancelleria del giudice, il mio assistito è stato liberato» ha detto l’avvocato Antonio Filardi, legale dell’inglese, che nel frattempo è rientrato a Londra.

 

(fonte: Corriere della Sera)

Ultimo aggiornamento: 17 ottobre 2016