Presunti colpevoli

Gabriele Cagliari, suicida a San Vittore dopo una promessa di liberazione (non mantenuta) da parte di un magistrato che, intanto, riposava in vacanza.
Vito Gamberale, incarcerato in seguito all’intercettazione di una telefonata considerata a torto sospetta.
Gualtiero Cornaggia, finito dietro le sbarre perché la sua farina è stata scambiata per cocaina.
Kuze Radulovic, condannato per aver tentato di cambiare dei dollari presi per falsi, ma rivelatisi in un secondo tempo veri.
Matteo Scarpellini, quaranta giorni per furto di un pollo arrosto.
Gaetano Pellitteri, un anno per aver trafugato mille litri d’acqua, pari al valore di mille lire.
Lucio Puglisi, due anni per omonimia con un boss mafioso.
Sergio Caneschi, imputato di tentata evasione mentre era in ospedale a farsi asportare un polmone.
Sono soltanto otto delle sessantasei storie di malagiustizia, di casi liquidati poi come eccezioni, che Filippo Facci racconta, dimostrando come la malagiustizia possa colpire qualsiasi cittadino, sia egli un “nessuno” o un “qualcuno”, dall’extracomunitario all’ex ministro. Non semplici eccezioni, piuttosto fatti quotidiani in un sistema, l’attuale, che se talvolta si lascia sfuggire qualche colpevole, ogni giorno lede i diritti civili di tutti.
Perché queste pagine venissero pubblicate ci sono voluti tre anni, in parte passati a riascoltare il ritornello di quanti negavano che il problema Giustizia fosse tale – ma quali violazioni?, fate i nomi, fate gli esempi – in parte di peripezie editoriali, di passaggi da una casa editrice all’altra, di falsi consensi e continui indugi.