Mario Ferraro errore giudiziario

Assolto dopo 23 anni. Ma nel frattempo è morto solo e dimenticato

Quattro anni in carcere con un’accusa infamante: aver sequestrato la figlia di soli 7 anni. L’imprenditore napoletano Mario Ferraro, però, era innocente. Per stabilirlo ci sono voluti 23 anni, ma l’uomo non ha potuto esultare perché giustizia è stata fatta: quando l’avvocatessa lo ha cercato per comunicargli la notizia, ha saputo infatti che era già morto. Uscito dal carcere, scioccato dalla profonda ingiustizia subita, aveva fatto perdere le sue tracce. Nessuno sapeva che fine avesse fatto, neanche la figlia (oggi trentenne). In seguito si era ammalato, fino a morire per colpa di un tumore al cervello, in completa solitudine. Quando il suo avvocato, Esther Lettieri, ha cercato di rintracciarlo tra i conoscenti per regalargli la consolazione della sentenza, è saltato fuori soltanto un vecchio compagno di banco: «Mario Ferraro si è spento, a 59 anni».

Ma ricostruiamo la vicenda. La moglie tedesca di Mario Ferraro, Carola Hinz, accusa l’uomo di aver sequestrato la figlia. In realtà è vero il contrario: è la donna a tentare di portar via la bambina e a rendersi irreperibile.

La sua storia provocò un caso diplomatico tra Italia e Germania. Mario Ferraro fu arrestato a Pilsen, nella Repubblica Ceca, e rilasciato su pressioni del governo di Carlo Azeglio Ciampi. Fermato di nuovo in Germania, fu condannato al carcere. La sentenza definitiva arrivò per lui alla fine del 1999: quattro anni di carcere, che scontò nel penitenziario di Monaco di Baviera durante i governi di Massimo D’Alema e Silvio Berlusconi.

A rompere la cortina di silenzio calata sul caso è stata l’avvocatessa Lettieri.

 

Nel giudizio di riconoscimento di sentenza straniera ha impugnato quella condanna del tribunale tedesco e dimostrato quello che già all’epoca appariva un incredibile errore giudiziario durante il quale l’uomo si appellò a tutti: da Maurizio Costanzo al capo dello Stato. Grazie alla ricostruzione del legale, è stato assolto dall’ottava sezione penale della Corte d’Appello di Napoli che ha rigettato in 16 punti la richiesta del tribunale tedesco.

Ferraro aveva sposato Carola Hinz a Pomezia (in provincia di Roma) e vissuto con la moglie e le due figlie in Germania fino all’ottobre ’92 quando si recò in visita in Italia con una delle due bambine e il consenso della moglie. Ma poco dopo la magistratura tedesca emise un provvedimento cautelare nei suoi confronti per sequestro di minore: la moglie, mentre l’uomo era lontano, lo aveva denunciato a sorpresa, chiedendo e ottenendo dal tribunale tedesco un divorzio lampo e senza contraddittorio. Fu l’inizio di un calvario.

Il tribunale dei minorenni di Napoli affida la piccola al padre, motivando la decisione anche con i ripetuti tentativi della moglie di rapire la bambina. Lo stallo divide come un muro di Berlino i due coniugi, lui in Italia con Manuela, la moglie in Germania con la seconda figlia. Eppure, sottolinea la Corte d’Appello, l’uomo dichiarò la sua disponibilità a riportare la figlia alla madre a patto di poterla vedere senza essere arrestato. Nonostante l’intervento del ministero degli Esteri gli consentì di rimettere piede sul suolo tedesco, l’imprenditore finì in manette di nuovo.

Gli anni del carcere, la malattia e la solitudine segneranno la sua vita. Un macabro messaggio sul suo profilo Facebook, il volto di un uomo assetato di sangue, l’ultima sua traccia. Fino alla sentenza di innocenza. Fino alla morte.

 

(fonte: Ferruccio Fabrizio, La Città di Salerno, 18 ottobre 2016)