La cattiva giustizia in Italia è una tassa per i cittadini

L’emergenza degli errori giudiziari in Italia torna di attualità sui quotidiani nazionali. Questa volta tocca a “Il Giornale”, che (nell’articolo che riportiamo in parte) dà ampio risalto alla situazione dei sempre più numerosi casi di ingiusta detenzione nel nostro Paese. Il tutto ponendo l’accento su un aspetto della giustizia che noi di Errorigiudiziari.com andiamo ripetendo da tempo: il fenomeno degli innocenti in manette costituisce in Italia un problema serio e sottovalutato. E provoca una maxi spesa che lo Stato è costretto a pagare per versare risarcimenti e indennizzi alle circa 25 mila persone che sono finite in carcere pur essendo innocenti: circa 640 milioni di euro negli ultimi 24 anni, per una media di oltre 26 milioni di euro l’anno. Una sorta di tassa, come la definisce il quotidiano, che tutti i cittadini si vedono indirettamente costretti a pagare per riparare questa grave forma di cattivo funzionamento della giustizia italiana.

 

Quando una persona finisce in carcere per sbaglio, da innocente, non c’è un prezzo equo che possa compensare quei giorni di prigionia. C’è però un prezzo di Stato, burocratico, per chi subisce la giustizia ingiusta. Nei registri della Corte d’Appello e nel lessico degli addetti ai lavori si chiamano «Rid». Sono le «riparazioni per ingiusta detenzione», gli indennizzi che possono chiedere e ottenere le persone finite in carcere o ai domiciliari e poi prosciolte o assolte.

Secondo uno studio condotto dal sito www.errorigiudiziari.com dal 1992 ad oggi, da quando sono stati versati i primi risarcimenti per ingiusta detenzione, il ministero dell’Economia ha pagato oltre 640 milioni di euro per indennizzare circa 25 mila vittime. A costoro lo Stato risarcisce una cifra massima di 516.400 euro, fissata come tetto massimo per legge, in barba al pieno riconoscimento di un diritto alla libertà sfregiato dagli errori dei nostri giudici.

Solo nel 2015 lo Stato ha speso oltre 36 milioni di euro. Nei primi quattro mesi del 2016 sono oltre 12 milioni di euro i risarcimenti. Un trend in costante crescita e che non tiene conto di almeno altre 30mila vittime della mala giustizia riconosciute innocenti, che si sono viste respingere la richiesta per ingiusta detenzione per dolo o colpa grave, perché secondo i giudici hanno contributo con il loro comportamento all’errore.

Numeri da brividi che fanno nascere spontanea una domanda: ma i giudici che sbagliano sono in qualche modo «puniti»? La legge che regola la responsabilità civile dei giudici, nota con il nome di «legge Vassalli», risale al 1988 ed è stata modificata nel 2015. Dati ufficiali non esistono ma allo stadio attuale dal 1992 ad oggi sono al massimo una decina i giudici condannati in una causa di risarcimento intentata contro lo Stato per un errore giudiziario.

 

(fonte: Daniele Piccinin, Il Giornale, 28 ottobre 2016)