Caso Meredith, Raffaele Sollecito: io, vittima di errore giudiziario

«Mi ritengo vittima di un errore giudiziario». Questa la dichiarazione spontanea di Raffaele Sollecito davanti alla Corte di Assise di Perugia. Nel corso della seconda udienza del processo che riguarda il delitto di Perugia, il giovane pugliese a sorpresa ha preso la parola per proclamarsi ancora una volta estraneo all’omicidio di Meredith Kercher.

SECONDA UDIENZA – La seconda udienza per l’omicidio della studentessa inglese si svolge nell’aula degli affreschi del Palazzo di Giustizia a Perugia: in aula i due imputati, Sollecito e Amanda Knox, seduti accanto ai loro avvocati a pochi metri di distanza uno dall’altro. Prima di prendere posto, Amanda ha rivolto un saluto con la mano e un sorriso al padre, Curt Knox a Perugia per assistere al processo. A sostegno del giovane studente di Giovinazzo, sono presenti in aula lo zio e la compagna del padre.

IL MEMORIALE – L’udienza si è aperta con l’esame di alcune questioni relative al memoriale scritto dalla Knox dopo il suo arresto (nel quale parla della notte dell’omicidio) e sequestrato dalla polizia. Il documento è stato acquisito agli atti dalla Corte d’assise di Perugia, che ha così respinto un’istanza dei difensori della giovane americana.

NOVE I TESTIMONI D’ACCUSA – Nove i testimoni d’accusa citati per l’udienza odierna dai pm Manuela Comodi e Giuliano Mignini. Il primo a deporre sarà Filippo Bartolozzi, che all’epoca del delitto dirigeva la polizia postale di Perugia. Poi compariranno davanti ai giudici l’ispettore e l’assistente intervenuti presso la casa di via della Pergola, dove fu uccisa Mez, il 2 novembre del 2007. Sarà quindi la volta della proprietaria dell’abitazione nel cui giardino vennero abbandonati i due telefoni cellulari della vittima e dei suoi due figli. I pm hanno convocato in aula anche un’amica della coinquilina italiana della Knox e della Kercher e i loro due fidanzati. Anche loro erano presenti nella casa quando venne trovato il corpo. Sollecito e la giovane americana hanno sempre proclamato la loro estraneità al delitto. Per l’ omicidio è già stato condannato a 30 anni di reclusione, con il rito abbreviato, Rudy Gude. Anche lui si è sempre detto innocente.
(Fonte: Corriere della sera, 6 febbraio 2009)