Carlo Nordio

Carlo Nordio: “Se il Pm sbaglia, andrebbe sanzionato così”

Carlo Nordio è stato uno dei magistrati inquirenti più stimati e in vista degli ultimi tre decenni in Italia. Titolare di inchieste scottanti quanto fondamentali (dalle Br ai sequestri di persona, dalla Tangentopoli veneta al Mose), è stato procuratore aggiunto a Venezia. Le sue posizioni garantiste e controcorrente sul ruolo del pubblico ministero gli hanno spesso procurato apprezzamenti. Abbiamo avuto modo di intervistarlo nel corso di “Innocenti in manette”, la Giornata dedicata alle vittime degli errori giudiziari organizzata con il Partito Radicale. Ne è venuta fuori una lunga e interessante panoramica su alcuni dei più delicati aspetti del ruolo del magistrato nella giustizia attuale, errori giudiziari compresi. Questa volta pubblichiamo la parte dedicata alla responsabilità civile del magistrato.

Se il magistrato sbaglia, non risponde direttamente dei suoi errori. Come valuta Carlo Nordio la legge sulla responsabilità civile dei giudici?

Partiamo da una premessa: quello del magistrato è un lavoro così fisiologicamente esposto agli errori, che sarebbe assurdo pretendere un risarcimento personale del danno. Ci sono due casi, però, in cui secondo me il magistrato dovrebbe rispondere direttamente.

Quali?

Attenzione: non mi riferisco a una responsabilità civile, ma alle regole della deontologia e della carriera. Un primo caso è quando il magistrato non conosce le leggi, perché non si aggiorna e finisce per applicare una legge sbagliata. Il secondo è quando non conosce il processo, cioè non legge le carte come dovrebbe. In questo caso siamo di fronte a errori non scusabili, ma sarebbe inutile pensare di poterli correggere facendo pagare in denaro il giudice che li ha commessi, anche perché il magistrato è sempre assicurato, dunque non sarebbe neanche minimamente toccato in modo diretto nel portafogli.

E allora in che modo andrebbe sanzionato, secondo Carlo Nordio?

Andrebbe sanzionato severamente nella progressione della carriera, fino alla destituzione. Se sbagli, cadendo in uno dei due esempi che ho appena fatto, e quell’errore è dimostrato, ci rimetterà la tua carriera.

Nella sua esperienza, pensa di aver mai contribuito a far condannare un innocente?

Sono sempre stato molto cauto nell’uso della custodia cautelare. Ma nello stesso tempo sono sicuro di aver commesso molti errori, scarcerando, assolvendo o facendo assolvere persone colpevoli, perché nel dubbio non si incarcera, ma si assolve sempre. C’è però un caso in particolare che ricordo: circa 25 anni fa, durante la Tangentopoli in Veneto, contribuii a disporre la custodia cautelare in carcere per una persona che poi si rivelò essere innocente. Quel provvedimento di carcerazione era legittimo, fu confermato anche dalla Cassazione, ma con il senno di poi mi sono chiesto più volte se oltre che legittimo fosse anche opportuno.

Cosa direbbe il Pm Carlo Nordio a un giovane magistrato che si avvia verso la carriera inquirente per evitare gli errori?

Ai miei giovanissimi colleghi che si accingono a entrare nelle procure do sempre un solo consiglio: meglio leggere un libro di diritto in meno e uno di cultura generale in più. E non mi riferisco solo al “Processo” di Kafka o alla “Storia della colonna infame”, ma anche alle tragedie di Shakespeare, alle opere di Goethe. Solo la cultura generale può fornire al magistrato due ricchezze fondamentali: l’umiltà e il buon senso. Se il Pm ha queste due doti, riduce di molto la possibilità di usare male l’enorme potere che gli è conferito. Specie i più giovani corrono il rischio di restare inebriati dallo straordinario potere di limitare la libertà personale di un cittadino. L’unico limite è la consapevolezza della possibilità di sbagliare. E questa può venire solo da una solida cultura generale.

 

(Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone)

Ultimo aggiornamento: 21 giugno 2018

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