Dna

Così il Dna può causare o risolvere gli errori giudiziari

Marina Baldi
Marina Baldi, genetista forense.

Gli errori giudiziari e il test del Dna: che rapporto c’è tra uno degli aspetti più drammatici dell’amministrazione della giustizia e il fattore maggiormente legato alla scienza di tutto il procedimento penale? Quanto influisce la valutazione della prova genetica nell’incolpare o scagionare un imputato? Alla luce di fatti di cronaca più mediatici, ma anche di quelli meno noti, abbiamo posto queste ed altre domande alla dottoressa Marina Baldi, docente di genetica forense al Master di II livello “Criminologia e Scienze forensi” dell’università “La Sapienza” di Roma e responsabile della sezione di genetica forense di uno dei centri di analisi di Dna con maggiore esperienza a livello europeo.

Dottoressa Baldi, quanto incide il Dna e più in generale la genetica sulla formazione degli errori giudiziari?

Dipende dal tipo di prova che viene analizzata. Se siamo in presenza di una buona traccia dalla quale si estrae un profilo di buona qualità e il match corrisponde ad un eventuale indagato con un buon supporto biostatistico, allora l’errore è, come è ovvio, molto basso. Ma se invece qualcuno di questi passaggi viene meno ed è meno efficace, allora bisogna mettere in pratica specifici protocolli per evitare di sbagliare, o almeno di sbagliare il meno possibile.

Possiamo considerare questo passaggio tra le cause più frequenti che portano all’errore?

L’errore principale che si può fare è dato dal fatto che non si esegua una corretta analisi statistica in caso di profili misti (cioè campioni in cui c’è commistione di almeno due diversi Dna o anche di più) oppure che non si seguano i protocolli, che sono rigidissimi, in caso di Low template Dna, cioè casi in cui il quantitativo di Dna è talmente scarso da generare profili di difficile interpretazione perché ai limiti minimi di accettabilità.

Dottoressa Baldi, quanto conta uno specialista come il genetista forense, da questo punto di vista?

Lo specialista partecipa a tutte le fasi analitiche e interpretative e controlla il lavoro tecnico che viene effettuato nei laboratori. Talvolta, se opportunamente preparato, partecipa anche al sopralluogo. Insomma: è una figura di primo piano.

E come può contribuire a ridurre l’errore riportandolo a una percentuale più fisiologica?

Ridurre l’errore è ciò a cui bisogna tendere, ma non sarà mai possibile eliminarlo. Lavorare con coscienza, facendo ciò che davvero si sa fare in modo approfondito, senza volersi improvvisare specialisti, è certamente un fattore fondamentale. Altra indicazione che mi sento di dare è quella non lavorare mai da soli, perché in gruppo è più difficile che si formino idee preconcette, che sono quelle che portano l’investigatore a vedere tutti gli indizi e le prove sotto la luce della propria ipotesi investigativa, tralasciando tutte le altre. Sembra un concetto banale, ma è più facile incorrere in questo errore più di quanto si immagini.

Negli Stati Uniti il Dna ha contribuito a scagionare centinaia di innocenti detenuti nel braccio della morte: vuol dire che oltreoceano questo elemento è più considerato che da noi?

Non credo che il motivo sia questo. Credo piuttosto che da noi ancora non c’è la cultura di volersi mettere in discussione riaprendo i vecchi casi. Qualche volta si riesce a farlo con i casi che sono rimasti irrisolti, ma per quelli in cui si è giunti ad un verdetto di colpevolezza, per quanto mi è capitato, è molto difficile che si riesca a farsi ascoltare.

Dottoressa Baldi, quali sono le ultime novità in tema di genetica forense?

Le novità riguardano l’introduzione dell’analisi degli SNP’s, polimorfismi di singole basi, che consentiranno di avvicinarsi all’identikit biologico. Già oggi si può in alcuni casi prevedere il colore degli occhi, dei capelli e l’etnia del proprietario di tracce di DNA, oppure capirne più o meno l’età con lo studio dei telomeri. Teniamo alta l’attenzione, ci sarà da divertirsi.

E che peso avranno in futuro per ridurre il problema degli errori giudiziari?

Più le analisi saranno accurate e precise, più informazioni si riusciranno ad avere. Bisogna però ricordare sempre che il dato tecnico deve sempre essere valutato nell’ambito delle investigazioni, e che il puzzle di tutte le informazioni dovrà essere completato nel modo più organico possibile. Solo così, non trascurando alcun dettaglio, si potrà fare sempre meglio.

 

Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone