Affari e politica a Portoferraio – Il fatto non sussiste

Con il 2014 sono trascorsi dieci anni da quando accadde Elbopoli. Giovanni Muti nel suo libro edito nel 2009 ed intitolato“Affari e Politica a Portoferraio. Il fatto non sussiste ” scrive testualmente che “.… Elbopoli indica le inchieste giudiziarie che finirono sui giornali dal 2003-2004 e coinvolsero imprenditori, politici, tecnici e altissime cariche istituzionali. Le vicende di Elbopoli si sviluppano incrociandosi e influenzandosi a vicenda. Si possono distinguere alcuni filoni….”. A questi filoni Muti assegna nomi: “Abusi eccellenti”, “Inchiesta sui lavori di piazza della chiesa di Marciana Marina”, “la storia dei commissari di polizia, di poliziotti ,albergatori ed extracomunitarie con prestazioni sessuali”,”gita promozionale a Montecarlo” e infine “Affari e Politica”. Quest’ultimo filone si riferisce alla vicenda di Portoferraio dove, secondo l’accusa, la gestione del potere avveniva attraverso un comitato d’affari. L’inchiesta sfociò nel giugno del 2004 con gli arresti del sindaco Ageno, di suo figlio, di un assessore, di un tecnico comunale e di due amministratori. Il dr. Giovanni Ageno era un medico di Portoferraio, professionalmente stimato. Si era dato alla politica in età non giovanile confidando, forse, sui voti che poteva raccogliere per la sua storia di uomo fuori dai partiti che anche allora non godevano di molta stima. Probabilmente fu attratto dall’entrata in politica di Berlusconi che inizialmente costituiva una novità, una speranza come Grillo nelle ultime elezioni.

 

Nel 1999 si presentò vincendo alle amministrative con una lista civica appoggiata dal centro destra battendo Giovanni Fratini personaggio eminente della sinistra isolana. Il centro destra vinse facendo sua l’avversità degli autonomisti per la costituzione del Parco: determinante fu infatti l’apporto del MADE (movimento autonomo elbano) per la sua elezione. Da subito si scatenò un’offensiva verso la giunta da parte del centro sinistra che può trovare spiegazione nel fatto che Ageno è responsabile di aver vinto nel comune da decenni amministrato dalla sinistra. Forse, chissà, tale vittoria fu percepita come umiliazione.

 

Come recita un vecchio detto “ogni bruscolo divenne un trave”. Anche la salute dei cani (senza minimizzare il benessere dei cani quadrupedi che amo) divenne una questione di vita e di morte con sfilate a favore del canile. L’opposizione ebbe buon gioco per l’inesperienza del sindaco appena eletto associata al suo carattere poco espansivo ed inflessibile. Il compromesso, arma usata ed abusata dalla politica, non mi sembra facesse parte del DNA di Ageno. Nel suo libro, Giovanni Muti elenca e racconta questa opposizione. All’inizio fu “SOS Elba” cui si associò anche il settimanale “Lisola” chiedendo ai propri lettori la firma su una sorta di manifesto/proclama che ancora una volta si proponeva di salvare l’isola dal cemento. In sintesi: ambientalisti di tutto il mondo unitevi.

 

Il messaggio fu recepito perché tra il 2002 e il 2003 molti furono i comitati, movimenti che, specie all’interno della sinistra, si proponevano di salvare l’Elba dalla corruzione e dal cemento. Muti fa un lungo elenco. Oltre ad “SOS Elba”e al manifesto del settimanale “Lisola” Muti ricorda il comitato “Cittadini attivi” ,il “Social Forum”, il comitato “Su la testa”, il “WWF isola d’Elba” e poi “Goletta verde”, “Greenpeace”, i verdi del “Sole che ride”,le “Guardie ambientali volontarie”, le “Guardie verdi a cavallo”, i “Ragazzi del canile”, il gruppo giovanile Akab e altri.

 

Il peggio sembra sia cominciato con una lettera anonima alla procura della repubblica di Livorno nella quale era esposta una denuncia nei riguardi del sindaco e di altri soggetti. Alla vigilia delle elezioni amministrative del 2004 il sindaco Ageno fu arrestato con suo figlio, un assessore, due imprenditori ed un tecnico. Sull’Unità del 2 giugno 2004 Luciano di Majo scrive “è davvero grave l’ipotesi di accusa che pende su di loro associazione per delinquere finalizzata all’abuso in atti d’ufficio, al falso in atto pubblico, al peculato, alla corruzione privata, alla concussione, alla rivelazione di segreti d’ufficio”. Scrive il giornalista che nell’ordinanza di arresto firmata dal Gip non manca neppure esplicito riferimento al voto di scambio e continua affermando che il vicepresidente della Camera Fabio Mussi fa notare che il riscatto elbano passa da una profonda svolta politica.

 

Il Comune di Portoferraio dove la lista di Roberto Peria nel frattempo aveva vinto le elezioni appoggiata dalla sinistra, si costituisce parte civile. L’indagine si trascina qualche anno alla ricerca di prove. Il PM che aveva emesso le accuse si trasferisce da Livorno ed il nuovo PM, lette le carte, decide di derubricare tutte le accuse a semplice abuso d’ufficio. L’8 luglio 2008 arriva la sentenza di assoluzione con formula piena “perché il fatto non sussiste”. Come è potuto accadere tutto questo?

 

Il dr. Ugo De Carlo, ex PM a Livorno,scrive nella prefazione del libro di Muti sopracitato. “….Il libro fa capire un ingrediente che è all’origine di tutta la vicenda: il giustizialismo elbano da quattro soldi. Quando la sinistra per la prima volta perse le elezioni amministrative a Portoferraio, non poteva accettare di attribuire la sconfitta alla sua insipienza politica, ma doveva dipingere l’avversario come il portatore di interessi inconfessabili al servizio dei poteri forti contrari agli interessi della gente….Chi è stato in galera potrà richiedere il risarcimento per ingiusta detenzione,ma sarà ben magra consolazione; nessuno di coloro che hanno alimentato questa Elbopoli fasulla risponderà della sua condotta”.

 

Il Giovanni Ageno è morto a casa sua nel 2004 agli arresti domiciliari. Al di là degli errori che potrà sicuramente aver commessi, si può affermare che fu vittima dell’odio, dell’odio politico? La mia risposta è affermativa. Posso certo sbagliare. Ma se non sbaglio e dico il vero, Portoferraio dovrebbe ricordarlo con una lapide che serva da monito a coloro che infierirono in modo disumano affinché comprendano come il pregiudizio ideologico e la competizione politica intesa in modo sbagliato e cioè come lotta per l’eliminazione e l’annientamento dell’avversario possano spingere a comportamenti errati e pericolosi, al punto da provocare esiti drammatici. Una lapide che serva da monito alle future generazioni affinché simili avvenimenti non si verifichino più.

 

(Fonte: Marcello Camici, Tenews.it, 22 gennaio 2014)