Addio a Luciano Rapotez, tra i più clamorosi errori giudiziari del Dopoguerra

È morto nelle prime ore di ieri all’Ospedale civile di Udine, a 94 anni, Luciano Rapotez, vicepresidente dell’Anpi di Udine e del Friuli Venezia Giulia. Da mesi soffriva di una grave malattia. Fino alla fine si era dedicato alla vita dell’associazione. Dall’europarlamentare Isabella De Monte al segretario regionale di Rifondazione Roberto Antonaz fino alla presidente della Regione Debora Serracchiani, numerose le manifestazioni di cordoglio per la scomparsa del comandante Luciano Rapotez, che fu anche al centro di un tragico errore giudiziario dovuto al suo presunto coinvolgimento in un triplice delitto, avvenuto nel 1946 a Muggia, dove il gioielliere Giusto Trevisan, la fidanzata Livia Ravasini e la domestica Pia Edvige Odoncini vennero trovati in un villino a poca distanza dalla linea di demarcazione, legati e finiti con un colpo d’arma da fuoco alla testa. Delitto insoluto, finché, tornata l’amministrazione italiana, il questore Carmelo Marzano ordinava di riesaminare tutte le indagini insolute.

La sera del 28 gennaio 1955 Luciano Rapotez, muratore, ex partigiano friulano di 35 anni, fu portato in questura dove venne a sapere di essere accusato di omicidio. Per tre giorni l’ex partigiano venne sottoposto a torture di ogni genere. Il commissario Giovanni Grappone lo costrinse con la violenza a firmare una confessione “prefabbricata”.

Al processo però Rapotez ritrattò e raccontò delle torture. E il 30 agosto 1957, dopo 34 mesi di carcerazione preventiva, venne assolto per insufficienza di prove e rimesso in libertà. Intanto però la moglie lo aveva abbandonato, il tribunale gli aveva negato l’affidamento dei figli e Rapotez – che aveva perso anche il lavoro – emigrò in Germania.

Da allora Rapotez si è sempre battuto per avere giustizia dallo Stato dei torti enormi subiti e dei danni incalcolabili. «Ma non è riuscito – rileva il Pdci – neanche a ottenere le scuse dello Stato italiano che gli aveva rovinato la vita».

«Del comandante Rapotez, che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere personalmente – ha osservato la presidente della Regione Debora Serracchiani – vogliamo oggi ricordare la sua statura morale, la sua determinazione e la sua forte umanità, valori collettivi che che dobbiamo continuare a trasmettere con vigore alle nostre generazioni più giovani».

«Una figura esemplare – la ha definita il sindaco di Udine Honsell – che in tutta la vita ha sempre manifestato l’impegno per la libertà, sia da giovane quando entrò nell’antifascismo durante la Guerra di Liberazione, sia poi come dirigente dell’Anpi. Rapotez ha saputo portare la voce e l’impegno dell’antifascismo e dei valori repubblicani di libertà e democrazia. Tutti ricordiamo la sua capacità nel rendere partecipi i cittadini del debito di riconoscenza che abbiamo nei confronti dei partigiani, ma anche del bisogno di mantenere vivo l’impegno civile».

 

(fonte: il Piccolo, 24 febbraio 2015)